L’innovazione è al centro delle imprese umbre, che la considerano fondamentale per crescere, al pari della digitalizzazione, delle strategie di interazione verticale e degli investimenti sulla filiera. E ovviamente della sostenibilità, visto che i criteri ESG sono ormai fondamentali non solo per accedere ai finanziamenti ma anche perché senza una reale tutela dell’ambiente non c’è futuro per l’economia.
I dati emergono da “ECONOMIC YEARBOOK OF ITALY. Why Umbria | Il bello e il buono – Idee per il futuro”, lo e-book realizzato da ESG89 Group e Deloitte Private, presentato alla Fondazione Cassa di Risparmio di Terni alla presenza della presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, del presidente della fondazione Carit Luigi Carlini; di Ernesto Lanzillo e Gianfranco Recchia di Deloitte, del sindaco di Terni Leonardo Latini e degli stakeholders regionali, sul fronte economico, sindacale ed associativo.
Il progetto: far conoscere i valori delle aziende umbre
L’analisi raccoglie testimonianze di aziende che, nella loro lettura aggregata, offrono una panoramica sullo scenario imprenditoriale del territorio umbro. Sono tre gli elementi attorno ai quali ruota l’indagine: sostenibilità, digitalizzazione e innovazione; connubio tra azienda e territorio; attrattività della regione quale leva per rafforzare la filiera.
Giovanni Giorgetti, presidente di ESG89 Group, spiega: “Questo progetto rappresenta l’ulteriore tappa di un percorso intrapreso dalla nostra società agli inizi degli anni ’90. Proprio nel 1992 pubblicavamo il volume dedicato alle imprese regionali: l’ANNUARIO ECONOMICO DELL’UMBRIA. Per la prima volta il territorio scopriva i propri talenti imprenditoriali.Molte di quelle società non ci sono più, altre invece hanno resistito alle tempeste dell’economia mondiale, non ultime la pandemia, la guerra in Ucraina e l’inflazione galoppante. Ma sono sempre stato convinto che questo territorio aveva delle peculiarità uniche: una su tutte la capacità ‘artigianale-industriale’ del saper fare che ha permesso a tanti ‘campioni’ regionali di conquistare i mercati nel Mondo. Oggi, dopo trent’anni, la vera sfida è quella di lavorare per un’Umbria come culla naturale della cultura della umana sostenibilità, cioè di quello stile di vita dove salute, ambiente e lavoro si coniugano con lo sviluppo economico e diventare così attrattivi per chi in Umbria vuole investire e vivere. E da ultimo, ritengo cha fattori come la sostenibilità, l’innovazione, l’inclusione sociale, la rinnovata capacità scientifica, finanziaria e tecnologica potranno contribuire finalmente a superare il fattore dimensionale aziendale che costituisce limiti di penetrazione nei mercati nazionali ed esteri”. Ernesto LanzilloCon Why Umbria vogliamo contribuire a far conoscere i principi e i valori delle aziende umbre per far sì che etica e valori possedute ed esaltate dalle stesse rappresentino riferimenti non solo per l’imprenditoria italiana di altre regioni ma per quella internazionale dei paesi in cui opera Deloitte Private; in questa fase macro-economica di importanti cambiamenti, vogliamo concretamente supportare le istituzioni e le imprese umbre, con metodo e determinazione, attraverso la nostra esperienza su temi attuali quali il Pnrr, la sostenibilità e il civismo imprenditoriale
Gianfranco Recchia, partner di Deloitte e promotore dell’iniziativa aggiunge: “Questo progetto editoriale approfondisce i paradigmi fondamentali per una crescita sostenibile del territorio umbro, declinandoli come “idee per il futuro”, quali fattori cruciali per l’attrattività e la competitività del territorio. In un contesto di forte competizione, diviene sempre più rilevante la capacità delle aziende di valorizzare gli elementi e le specificità del proprio settore di appartenenza, le proprie eccellenze, le peculiarità, il legame con il territorio. Innovazione, qualità, creatività e sostenibilità sono alcuni dei fattori chiave e caratterizzanti il “Made in Italy”.
Gli elementi chiave dell’imprenditoria umbra
Lo studio offre una lettura articolata dove vengono individuate opportunità ma anche leve per il cambiamento, che devono essere colte affinché le aziende umbre continuino nel loro percorso di crescita sostenibile.
Dalla ricerca emergono alcuni dati piuttosto chiari. Il 61 percento delle aziende intervistate individua nell’innovazione, di processo e di prodotto, e nella digitalizzazione, gli elementi più importanti per mantenere alti standard qualitativi; la stessa percentuale considera la strategia di integrazione verticale quale risposta alla crescente inflazione e all’instabilità nei mercati, sia delle materie prime che della componentistica; il 72 percento sta investendo sulla filiera per migliorare la qualità percepita e incrementare la personalizzazione dell’offerta, valorizzando il “Made in Italy”.
Per tutte le aziende intervistate, la priorità strategica sono gli investimenti sulla riduzione dell’impatto ambientale e contenimento delle emissioni. Gli elementi principali che emergono da questa ricerca offrono uno spaccato dell’imprenditoria umbra. Pochi punti chiave, ma chiari e fondamentali: Mantenere alti gli standard di qualità nonostante le difficoltà del momento dovute ai rincari, valorizzare i territori – anche evidenziando il forte radicamento attraverso la partecipazione ad attività di supporto alla collettività locale – e quindi in made in Italy, salvaguardia dell’ambiente per uno sviluppo sempre più sostenibile ma soprattutto l’idea ben chiara che proprio le specificità territoriali, insieme alla valorizzazione delle eccellenze ed al tradizionale “saper fare” che da sempre caratterizza le imprese del territorio, sono valori aggiunti che tengono alta la competitività delle imprese. “I dati che emergono grazie al coinvolgimento delle aziende nel progetto – spiega Lanzillo – confermano quanto emerso a livello internazionale nelle ricerche svolte da Deloitte Private sulle Pmi e imprese familiari per cui, per competere nei mercati locali e globali, le imprese devono creare una cultura aziendale unica e condivisa, essere un attore socialmente responsabile mettendo in atto, internamente ed esternamente, iniziative concrete per garantire la sostenibilità sociale del proprio business e per avere un impatto positivo sull’ecosistema in cui operano che risulta sempre più esposto alle influenze di attori e stakeholders disparati“. Lanzillo sottolinea anche “il timore che – nonostante l’ottimo stato di avanzamento dei progetti dell’Umbria, circa il 25 percento di progetti – il vero problema sarà la necessaria e dettagliata rendicontazione dei progetti del Pnrr, una questione sulla quale tutta l’Italia, non solo la regione, è in netto ritardo“.
Eugenio Puddu, responsabile Agribusiness di Deloitte, sottolinea “come gli scenari attuali hanno cambiato le scelte dei consumatori, che in massima parte decidono di spendere (48 percento), soprattutto nell’agroalimentare e puntando sulla qualità. Ma anche le aziende hanno cambiato modello: “Il 97 percento delle aziende che crescono e creano profitto hanno come priorità l’impatto ambientale. E questi aspetti vengono premiati dal consumatore“.
Gli interventi nel corso dell’evento
Luigi Carlini, presidente della Fondazione Carit ha posto l’accento sulle attività svolte a sostegno dello sviluppo del territorio ternano: “Lavoriamo insieme a Confindustria per fare di Terni la Manchester d’Italia e fare di Terni e Narni un brand certificato.Lo sviluppo locale è dato da digitalizzazione, formazione e investimenti su attività come lo sport, l’arte e la cultura, oltrechè aiutando i piccoli comuni ad accedere ai fondi del Pnrr”.
Leonardo Latini, sindaco di Terni aggiunge: “Parlare di sviluppo è fondamentale, perché Terni è un unicum nel panorama regionale.Dalla sua vocazione industriale e dalla sua propensione all’innovazione possono essere gettate le basi per la crescita del territorio regionale, con gli strumenti adeguati. Gli investimenti sulla chimica verde testimoniano la volontà di trovare nuove strade di sviluppo della città”.
Michela Sciurpa, presidente di Sviluppumbria delinea le priorità per la crescita della Regione: “Internazionalizzazione, trasferimento tecnologico, digitalizzazione e promozione del territorio”.
Simone Cascioli, direttore di Confindustria Umbria, sottolinea: “L’attrattività del territorio deve essere concentrata sui talenti, sul riuscire a trattenere le nostre migliori forze ed i giovani.L’Umbria è anche in prima linea sulla sostenibilità e se riesce a fare rete su questo può diventare un modello di best practices per tutta l’Italia“.
Albano Agabiti, presidente regionale di Coldiretti sottolinea il valore del settore agroalimentare, soprattutto a livello regionale: “Noi siamo partiti in anticipo 20 anni fa a parlare di sostenibilità. Ora stiamo raccogliendo i frutti”.
Roberto Morroni, assessore regionale all’agricoltura sottolinea come il settore primario “si avvia ad una nuova stagione da protagonista. L’Umbria dovrà sfruttare questa filiera”.
A seguire, hanno portato la testimonianza due rappresentanti del mondo dell’impresa regionale.
Francesca Colaiacovo, presidente di Financo, esempio di realtà partita dall’Umbria e oggi multinazionale di successo: “Abbiamo attuato la digitalizzazione già nel 2000 e l’internazionalizzazione è nel nostro Dna. Oggi abbiamo in testa la decarbonizzazione, questo è il punto nevralgico in ogni cosa che facciamo. Bisogna però che si investa sulle infrastrutture”.
Gianluigi Angelantoni, dell’omonimo gruppo, altra eccellenza nazionale partita dall’Umbria ha detto: “Innovazione e formazione, con la valorizzazione dei talenti sono da sempre i pilastri che ci guidano, sin dalla fondazione 90 anni fa e anche oggi continuiamo su questa strada, con in più la sostenibilità“.
Tesei: Il nostro ruolo è di rendere il territorio attrattivo per tutti
Conclusioni affidate alla presidente della Regione Donatella Tesei: “La Regione deve conoscere quelle che sono le esigenze delle imprese e metterle in condizioni di realizzare uno sviluppo armonico delle stesse, così da aumentare la capacità attrattiva non solo delle imprese, ma anche di altri imprenditori che possono arrivare da altre regioni. Purtroppo scontiamo un problema sulle infrastrutture, c’è una carenza certificata dai numeri. Noi abbiamo lavorato, nonostante le difficoltà, a tenere in piedi l’Umbria anche nel periodo più difficile del Covid che limitava gli spostamenti, rimanendo quasi sempre bianchi.
La nostra scommessa è stata programmare lo sviluppo della Regione, anticipando i tempi e adesso cominciamo a vederne i risultati. Dobbiamo lavorare per migliorare ancora i collegamenti“.
Comunicato stampa a cura di Emanuele Lombardini
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