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Servizio Sanitario Nazionale e ruolo di complementarietà delle strutture di diritto privato: se ne è parlato al convegno AIOP “Sanità 833”

L’iniziativa si è svolta giovedì 14 novembre a Palazzo Gallenga

Perugia – Con l’obiettivo di riflettere e studiare la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale (SNN), l’efficacia e l’efficienza del sistema ospedaliero italiano e il ruolo di complementarietà delle strutture di diritto privato in convenzione con il SSR, si è tenuto giovedì 14 novembre a Palazzo Gallenga (sede dell’Università per Stranieri di Perugia) “Sanità 833”, un convegno organizzato da Aiop Umbria (associazione no profit che rappresenta le strutture ospedaliere e socio-sanitarie di diritto privato e convenzionate con il Servizio Sanitario Regionale).

L’appuntamento, moderato da Giovanni Parapini (direttore sede Rai per l’Umbria), ha preso il nome dalla 833, la legge del 1978 con cui venne istituito il Servizio Sanitario Nazionale, fondato sui principi di universalità, uguaglianza ed equità. Con questa, sostituendo il modello mutualistico, venne sancito il concetto di diritto della collettività alla salute esercitata tramite il ricorso a strutture di diritto pubblico e di diritto privato. Il SSN è stato infatti concepito come un unico corpo caratterizzato dalla piena integrazione delle due anime che collaborano per garantire la migliore offerta sanitaria possibile, senza operare distinzioni di sorta sulla diversa forma giuridica delle strutture che erogano le prestazioni. Un modello assistenziale tuttora imitato e copiato da molti altri paesi.

Ad inquadrare il contesto e a parlare de “Lo stato di salute del SSN” è stato il presidente della Fondazione GIMBE Nino Cartabellotta: “Il Servizio Sanitario Nazionale oggi vive una grossa crisi di sostenibilità che si riflette sulla vita quotidiana di tutti i cittadini, causa le lunghissime liste di attesa, l’affollamento dei pronto soccorso e soprattutto l’aumento della spesa privata con un impoverimento delle famiglie e la rinuncia alle cure. L’erosione di risorse pubbliche e l’assenza di riforme coraggiose ha portato alla situazione attuale di un SSN italiano che era una eccellenza. I suoi principi fondanti sono stati esautorati, con la sanità che non è mai messa al centro degli investimenti del paese sia da governi di destra che di sinistra. È quella che si può tagliare facilmente senza che uno se ne accorga. Noi come fondazione GIMBE crediamo che questo sia il momento in cui la politica debba rimettere al centro la sanità pubblica e rilanciare il servizio pubblico di cui tutta la sanità privata accreditata ne fa parte, perché la tutela del diritto alla salute è fondamentale per quella che è l’esigibilità di tutti gli altri diritti”.

Alberto Cucchia

L’intervento di Cartabellotta è stato preceduto da quello introduttivo del presidente Aiop Umbria Alberto Cucchia che ha subito affermato: “Spesso, non facendo una corretta distinzione, si punta il dito contro la sanità privata, non facendo differenza tra la sanità di diritto privato convenzionata con il Servizio Sanitario Regionale e la privata pura. Preciso che anche le nostre strutture associate erogano prestazioni private, così come vengono erogate dalle strutture di diritto pubblico con il sistema dell’intramoenia, ma tali prestazioni diventano private solo nel momento in cui, per molteplici ragioni, non vengono convenzionate dal SSR. Andare quindi a criticare la spesa della sanità convenzionata è anche paradossale, vista l’incidenza che ha su quella generale dell’1,7%. Con l’occasione vogliamo quindi fare anche un appello alla politica di non strumentalizzare e usare terminologie sanitarie senza l’opportuna differenziazione perché tutto questo va solo a discapito del cittadino. La sanità non deve essere un terreno di scontro politico, ci sono problemi come quello delle liste d’attesa che possono solo essere risolti con un lavoro congiunto. Erogare finanziamenti pubblici alle strutture di diritto privato, per altro con incidenze molto basse, per la causa comune dell’abbattimento delle liste d’attesa, chirurgiche o ambulatoriali, o della riduzione della mobilità passiva non può definirsi privatizzazione della sanità. Con questa forma il cittadino accede alle cure sempre gratuitamente e la Legge 833 non prevede distinzioni basate sulla forma giuridica della struttura che eroga la prestazione. A trarne giovamento è solo il cittadino che ha maggiori possibilità di assistenza”.

Cucchia ha poi ricordato la mission di Aiop Umbria, con 4 strutture ospedaliere e 2 socio-sanitarie, che è quella di offrire una sanità pubblica perché in convenzione con il SSR, equa ed universalistica perché offre prestazioni accessibili a tutti: “È una componente importante del nostro Sistema Sanitario, che a mio giudizio va tutelata, in quanto portatrice del principio universalistico e di equità e appropriatezza delle cure, che però viene spesso messa in crisi da continui tagli ai finanziamenti. Con la legge 833 venne garantita la tutela della salute a tutta la popolazione senza distinzioni. Un progetto molto ambizioso, sicuramente perfettibile, che anche da un punto di vista economico permise una razionalizzazione della spesa attraverso la programmazione, fissando i livelli delle prestazioni sanitarie da garantire a tutti i cittadini. La legge 833 permise davvero di elevare il concetto di assistenza sanitaria aperta a tutti i cittadini italiani e non”.

A prendere la parola è stato anche il presidente nazionale Aiop Gabriele Pelissero relazionando su “La complementarietà delle strutture di diritto privato”. Aiop a livello nazionale, è stato ricordato, raccoglie più di 500 strutture per un totale di 53.000 posti letto accreditati e circa 72000 lavoratori. “Il SSN – ha dichiarato – è una realtà composta di strutture di diritto pubblico e strutture di diritto privato. Queste ultime in Italia assicurano il 28% di tutti i ricoveri ospedalieri e il 58% di tutte le prestazioni ambulatoriali erogate. Su 6 milioni totali sono 1,5 milioni di ricoveri e su 120 milioni sono 52 milioni di prestazioni ambulatoriali. Una presenza insostituibile per la salute degli italiani, un contributo di altissima qualità che consente al SSN di fare il suo lavoro, seppure con un po’ di fatica perché i sistemi tariffari che abbiamo sono insufficienti ed è urgente adeguarli al più presto”.

Tra i massimi esperti in materia anche gli altri relatori presenti, che si occupano di progetti di ricerca, attraverso una vivace attività scientifica, sul monitoraggio e l’organizzazione della sanità italiana, come la ricercatrice dell’Area consumi, mercati e welfare del CENSIS Sara Lena (“Italiani e servizio sanitario: anatomia di una crisi”) e il responsabile dell’Area consumi, mercati e welfare del CENSIS Francesco Maietta (“Efficacia ed efficienza del sistema ospedaliero italiano”).

Durante il convegno si è quindi parlato poi di spesa sanitaria rispetto al PIL, degli indicatori OCSE delle medie europee: l’Italia è al 16° posto tra i paesi europei per spesa sanitaria pubblica pro-capite. Questa si attesta al 6,2% del PIL, contro la media europea del 6,9%. Tale delta dello 0,7% si traduce in ca. 50 miliardi che, mancando, rischiano di compromettere anche i livelli essenziali di assistenza.

Si è discusso di spesa sanitaria pubblica pro-capite e della difficoltà delle Regioni di garantire i LEA, del DL Liste d’attesa e di questo annoso problema che evidenzia una crisi organizzativa e su cui si raccomanda sempre un controllo più puntuale delle Regioni: l’Umbria, per inciso, è per la completezza delle informazioni, una delle 6 regioni virtuose. Oggi, per esempio, si parla di una modifica alla legge in materia di professioni sanitarie (n. 42/1999) che consentirebbe agli infermieri di prescrivere trattamenti assistenziali e tecnologie specifiche, consentendo al medico di vedersi sgravato, ma che già ha dato luogo a polemiche.

Si è parlato anche dell’attrattività delle strutture ospedaliere italiane, di una diversa attrattività delle Regioni, della mobilità passiva e attiva, del cosiddetto fenomeno delle migrazioni sanitarie, del potenziamento del territorio e delle strutture territoriali, con la riforma prevista dal PNRR. Ma anche di retribuzioni e della carenza di personale, delle loro condizioni di lavoro, del problema dei contratti del personale sanitario delle strutture di diritto pubblico e privato.

Ed anche del decreto concorrenza: è giusto dare la sanità in appalto con contratti triennali? Non c’è il rischio di incrementare la precarietà delle strutture esistenti e del personale? Queste alcune domande che sono state poste.

Si è parlato infine dell’out of pocket, del rapporto GIMBE e di quello dell’OCPS, dell’ultimo rapporto CREA, della più recente manovra che prevede una spesa sanitaria pari a 141,3 miliardi per il 2027, 2,3 miliardi per il 2025. Cifre – è stato detto – che andranno valutate sulle indicazioni del MEF: quanti di questi miliardi sono per il personale? E quanti rappresentano un valore rispetto al PIL? È giusto guardare la spesa sanitaria rispetto al PIL e all’inflazione?

A fare gli onori di casa è stato il rettore Unistrapg Valerio De Cesaris che ha parlato di un Palazzo Gallenga, sede dell’ateneo, come luogo della riflessione cittadina e di confronto su temi importanti per la collettività. “Stiamo cercando – ha detto – modi per tutelare ed aiutare studenti e dipendenti dal punto di vista sanitario. Per questo anche con Aiop cercheremo di collaborare per trovare forme di sostegno”.

Relazioni con la stampa
Danilo Nardoni – tel. 3491441173

AUTORE: Chiara Santilli
DATA: 18 NOV 2024
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